Il film Rabia ha avuto un enorme successo di critica e, come spesso succede, un pubblico esiguo. Il regista è un ragazzino di 27 anni, che ha passato sulla sua pelle quello che descrive, e in quella storia c’è tutto il Cile di oggi. O meglio il Cile nel suo aspetto peggiore. Il film racconta, infatti, la trafila – monotona ma per nulla noiosa – di una ragazza che da un anno è disoccupata, e non trova lavoro perché non parla l’inglese, perché non è bionda, perché non indossa le minigonne. In altre parole, perché non è ricca né appariscente. Soltanto chi ha soldi, in Cile, impara le lingue. E la ragazza non solo non ha soldi, ma deve mantenere la madre indigente. La vicenda si snoda in maniera sempre uguale, con location esigue e comprimari che sono altre ragazze, altre signore alla ricerca estenuante di un lavoro che, in generale, o non si trova o non dà abbastanza da vivere. These power foods also raise the sexual viagra online uk drive gradually. It can be easy to utilize getting viagra and consume. Do not practice this pill daily. brand cialis no prescription Request Kamagra Oral Jelly online viagra prescription and you won’t think twice about your job environment. Il controcanto, l’unico, è una fortunata ex compagna di scuola della protagonista che invece ha un buon impiego in una agenzia di pubblicità e viaggia, va a Buenos Aires e guadagna bene. “Que suerte”, le dice la ragazza disoccupata, senza invidia ma sospirando. “Que bueno”. Que suerte, in effetti. Un terno al lotto. A qualcuna va bene. La classe bassa, o medio-bassa vive così. Aspettando il colpo di fortuna.
il tempo e’ danaro (e proprio per questo lo butto via)
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