Obaminami: “no, he can’t”

Con il consueto aplomb, il giovane candidato alla presidenza Marco Enriquez Ominami – detto “Obaminami per ovvia assonanza con il vincitore delle presidenziali Usa – non ha fatto una piega quando la presidenta Bachelet ha dichiarato che, secondo lei, non arriverà al ballottaggio. “Le sue parole non ci disturbano, al contrario ci stimolano”, ha reagito Ominami. “E sarà una sorpresa per molti il risultato del prossimo tredici dicembre, che dipemde da tutti i cileni e non da un singolo deputato o senatore”. Ha aggiunto poi che è del tutto normale che la Bachelet “inclini” verso il candidato della Concertazione, Eduardo Frei, perché “è evidente che non può fare altro”.
Il 36enne Ominami ha buone ragioni per essere ottimista. La sua ascesa è stata veloce e costante e al momento, stando ai sondaggi, più del diciassette per cento dei cileni voterebbero per lui, una cifra che arriva a oltre il venti per cento nelle grandi città, si attesta intorno al sedici nei piccoli centri e scende a meno del dieci nelle zone rurali. In queste ultime, il consenso di Ominami è aumentato infatti di soli due punti negli ultimi mesi, collocandosi a circa trenta punti da Frei e Pi
ñera. L'”uomo del cambio” non riesce a conquistare i ceti bassi e meno aculturati della campagna, piu conservatori del ceto medio urbano e diffidenti per la sua giovane età e le intenzioni un po’ azzardate del suo programma: la legalizzazione dell’aborto terapeutico, per esempio, e le nozze dei gay. Dovesse arrivare al ballottaggio, contro il candidato della destra Sebastian Piñera, lo scenario previsto è la sconfitta per circa dieci punti: 44 contro 34, grosso modo.

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Sono sarda. E tanto vi basti
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4 Responses to Obaminami: “no, he can’t”

  1. bluefish 39 says:

    Che debba vedersela con Frei o con il ragazzino, per me Pinera vince in carrozza. Appannatosi il ricordo della dittatura, il Cile va a destra. E chiunque conosce un poco il Cile – paese conservatore fino al midollo – sa che non si tratta che di un ritorno a casa. E’ triste doverlo ammettere, ma Allende non fu che un incidente della Storia. Come Michelle Bachelet. E come Ominami.

  2. Gabriella says:

    Personalmente non sono convinta della vittoria di Pinera, nonostante i sondaggi. La Concertazione, Bachelet compresa, è stata in buona misura (e nonostante le buone intenzioni) abbastanza conservatrice da non sollecitare eccessive nostalgie di governi piu liberisti. I governi degli ultimi diciassette anni, senza negarne gli aspetti buoni, non possono certo definirsi rivoluzionari e i cileni, proprio perche conservatori, hanno paura dei cambiamenti: quei cambiamenti che forse solo il ragazzino sarebbe intenzionato a fare, e che farebbe, sull’altro fronte anche Pinera. Io credo che ai cileni il Cile stia bene come è, e quindi che, nonostante i pronostici, la Concertazione di Frei abbia molte chance di vincere di nuovo.

  3. S. Zubizarreta says:

    Io credo che il discorso che fa Gabriella sul Cile lo si possa traquillamente spostare sul Brasile. Anche lì credo che ormai il “lulismo” rifletta la volontà di conservazione (ed anche quella di potenza) del nuovo Brasile del Bric. Ed anche lì credo che finirà per vincere, senza provocare cambiamento alcuno, l’opposizione di destra. La Rousseff è come Frei. Marina Silva è come Ominami (loquace ed innocua). Mi pare che in America Latina i tempi della svolta a sinistra siano bell’ è finiti. Ed è un bene che così sia, se sinistra vuol dire Hugo Benito Chávez. o quei due ladroni dei Kirchner

  4. bluefish 39 says:

    Buono il paragone col Brasile. Ed anche Gabriella ha ragione. Svolta a destra potrebbe significare, nel caso del Cile, anche una conferma della Concertación grazie alla vittoria di quel novellino della politica che è Eduardo Frei

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